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      Né so poi spiegarle la compiacenza da me provata nel trovarmi seco d'accordo in alcuni pensieri su le relazioni dell'antico col moderno teatro, e senza averceli fra noi antecedentemente comunicati.
      In un Estratto della Poetica d'Aristotile da me ultimamente disteso, in cui, a misura delle mie forze, ho procurato di combinare i drammatici precetti di questo gran filosofo colla mia pur troppo lunga esperienza, e nelle note parimenti ch'io vado ora per ozio facendo ad una antica mia traduzione della lettera d'Orazio ai Pisoni, m'avveggo che i suoi ed i miei raziocinii partono dagli stessi principii, poiché s'incontrano senza proporselo; e lo spontaneo parere d'un suo pari m'assicura e mi rende pago del mio.
      Spiacemi che la dichiarata parzialità di V. S. illustrissima a mio favore l'abbia esposta a partecipar meco de' rigori del dotto scrittore delle romane letterarie Effemeridi, la di cui impaziente sincerità avea visibilmente me per oggetto e non lei; ma l'occasione da esso somministrata a lei di rendersi con quest'ultima sua produzione più maraviglioso e più celebre, ed a me di poter vantarmi di un così invidiabile pubblico pegno dell'amor suo, esige a buon'equità da noi più gratitudine che risentimento. Avrei, a dir vero, aspettato dalla mia patria piuttosto difese che accuse; ma ogni parzial riguardo privato è ben giusto che ceda ai vantaggi della pubblica correzione.
      In quanto a me, riverito signor don Saverio, che mi trovo incallito in uno, o buono o reo ch'egli sia, meco invecchiato costume, contratto col non mai interrotto lunghissimo esercizio di oltre a mezzo secolo, che mi vi sono addormentato sulla fede della costante non effimera universale indulgenza, che non me ne ha mai fin'ora avvertito, sarebbe ingiustizia manifesta il pretendermi abile ancora a sentire e conoscere il bisogno della proposta correzione, e sulla non provata esistenza di tal bisogno ha tanto V. S. illustrissima e così dottamente e solidamente ragionato, che cosa alcuna aggiungervi io non saprei che non fosse ripetizione o soprabbondanza.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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