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      Io non son superbo della mia, benché molto migliore di quello che i miei dritti mi autorizzano a pretenderla. È vero che in apparenza è la stessa che voi mi lasciaste partendo: ma io confesso in buona conscienza ch'essa tien molto della finzione poetica. Addio, mio caro e venerato monsignore: godete quanto vi è permesso della conversazione, ch'io v'invidio, del mio signor Mattei, che avete così degnamente nella vostra lettera definito. Egli è veracemente, come voi dite, un rarissimo ingegno e per i doni di natura e per le preziose merci delle quali lo ha in età così fresca già l'indefessa sua applicazione arricchito. Parlategli di me, ditegli che non si stanchi di riamarmi: e facendo lo stesso ancor voi, credetemi sempre con tenerezza, stima e rispetto invariabilmente.
     
     
     
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      A SAVERIO MATTEI - NAPOLI
     
      Vienna 15 Maggio 1775.
     
      Vi rendo, caro don Saverio, sincerissime grazie del savio esempio col quale mi animate all'abolizione del nulla significante incomodo cerimoniale da noi mal grado nostro così lungo tempo osservato, facendoci vicendevolmente gran torto, con la credenza in ciascun di noi che potesse esserne l'altro rigoroso esattore. Onde prontamente vi ubbidisco. Fate le mie parti, vi prego, con l'impareggiabile nostra signora principessa di Belmonte spiegandole il mio contento per la superata sua pericolosa infermità, e ditele che misuri il fervore de' voti ch'io faccio al Cielo per il suo perfetto ristabilimento dal numero infinito delle grazie che si è degnata e si degna sempre di compartirmi, e dall'antica data del possesso in cui fortunatamente mi trovo di poter vantarmi suo grato, ossequioso e costantissimo servitore.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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