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      Da questa mia ingenua confessione potrà V. S. illustrissima ben comprendere se io mi sia nello stato di eseguire i suoi comandi sulla richiesta fattami di formar giudizio sull'opere di Sofocle e di Euripide, impresa per me molto malagevole, che sono per natura ritroso sino al vizio a far paralleli, i quali per lo più sogliono riuscire odiosi e soggetti agli insulti della critica e della polemica. Mi restringo dunque a dirle laconicamente che da me si tengono questi greci illustri poeti per due artefici egualmente eccellenti: che Sofocle è maestoso con arte, più semplice e tenero Euripide: che il primo è pieno di idee luminose, e il secondo di affetti più veri: e che l'uno non men che l'altro sorprendono del pari per la condotta dell'azione, per la naturale espressione de' caratteri e per quel difficilissimo magistero di scolpire al vivo le passioni del cuore umano. Ma questo mio parere a lei per mera compiacenza comunicato non merita ch'ella lo renda palese, se le preme l'onore del mio credito; e pregandola di risparmiarmi un tal rossore, colla più grata ed officiosa stima mi confermo.
     
     
     
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      A SAVERIO MATTEI - NAPOLI
     
      Vienna 19 Giugno 1775.
     
      Secondando, amico dilettissimo, non meno la mia impazienza che la vostra curiosità, ho incominciata la lettura de' libri de' quali mi avete arricchito dall'ultima da voi indicatami dissertazione teatrale, ch'esigeva da me a mille titoli una tal preferenza. Essa è opera sublime e ben degna di voi, né mirabile solo per la profonda dottrina dello scrittore, ma molto più per la maravigliosa sua cognizione de' più reconditi misteri del teatro, ignorati dalla maggior parte di quelli che ne professano l'arte.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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