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      Ho esaminato il dramma senza deporre il rigore di Radamanto, e non ho trovato in esso un sol verso né un sol pensiero sopra di cui giustamente esercitarlo. Quelli sono tutti nobili, poetici e sonori, e questi tutti pieni d'ingegno, di robustezza e di brio, a segno ch'io credo superflue le variazioni da lei per soverchia delicatezza immaginate, e per pura compiacenza converrei seco nel parere di far uso solo delle due da lei predilette. Nelle cantate (com'ella ben dice) non si esige così rigidamente neppur da' barbassori la sofistica unità di luogo: e se ella vuol esempi di licenza ne troverà anche nelle tragedie greche, come nelle Eumenidi di Eschilo, ed altrove. Sicché mi congratulo seco del suo magistrale e faticoso lavoro, e le auguro attori, musica, ingegneri, sarti e pittori che sappiano farlo valere. Ho portato i suoi complimenti e quelli del degnissimo signor Caravelli al signor duca don Giovanni di Braganza, che gli ha sommamente graditi e mi ha detto di voler scrivere a quest'ultimo. Perdoni se non mi dilungo. Ne ho ragioni fisiche, ma non lasci però mai di credermi.
     
      P. S. Il nostro signor duca vedrà la cantata.
     
     
     
      2263
     
      AL CARDINALE ANTONIO EUGENIO VISCONTI - ROMA
     
      Vienna 16 Settembre 1776.
     
      Il generoso benignissimo gradimento, col quale solleva l'Eminenza Vostra al grado di merito l'esercizio d'un mio indispensabile dovere, è un solito tratto di quella innata umanità che l'ha sempre distinta fra' suoi pari, e che ha sempre esatto compagno l'amore al dovuto rispetto degl'inferiori.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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