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      Non v'è desiderio più ragionevole che quello d'una nazione che si procura uno spettacolo nel suo proprio idioma, affinché possano approfittarsene tutti gl'individui che la compongono. Lo spettacolo è in musica, e tutte le nazioni del mondo cantano; e la musica italiana in mano d'un destro ed abile maestro saprà far uso di certe sue minute inflessioni di voci e di certi delicati portamenti ne' luoghi dove non le faranno impedimento que' concorsi di troppe consonanti o quelle asprezze delle aspirazioni, alle quali non ha potuto assuefarsi nella lingua in cui essa è nata. Ed in fatti in molti teatri di Germania odo che si rappresentano drammi tedeschi in musica con pubblica approvazione. Ma che questa musica poi, che chiamasi comunemente musica italiana, la quale, fornita della docilità del nostro idioma, ha potuto spiegare tante sue incognite ad altri incantatrici bellezze ed allettare a parlar cantando la lingua di lei quasi tutto l'antico ed il nuovo mondo: che questa musica, dico, possa conservar tutti intieramente i suoi pregi quando è costretta a conformarsi alle modificazioni d'un linguaggio straniero, è proposizione che ha bisogno di molte prove prima d'essere annoverata nell'ordine de' possibili. Ma non si vada beccando il cervello, mio caro signor Verazi, per sostenere le ragioni del povero nostro eroico teatro armonico: esso è già guasto, malconcio e sfigurato a tal segno che non merita più le nostre sollecitudini. Attenda a conservarsi, non si stanchi d'amarmi, e non dubiti mai un istante della gratitudine, della stima e dell'affetto con cui sono e sarò sempre.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Germania Verazi