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      Mi compiaccio moltissimo, mio caro signor Rovatti, che voi nelle fisiche vostre ricerche abbiate convalidata col fatto una verità che si è anche a me da gran tempo presentata fra le oziose astratte mie meditazioni sul mio mestiere; cioè il gran rischio che corre di cadere in ridicoli paralogismi chi prende per fondamento de' suoi raziocini le massime generali. Queste si compongono delle falsamente supposte analogie degli oggetti, i quali sembrano analoghi a noi perché non possiam giungere a scoprire le infinite loro minutissime modificazioni, per le quali, benché paian simili alla nostra limitata facoltà di vedere e d'intendere, sono bene spesso fra loro sommamente diverse. Di che ci convincono poi, ma per lo più troppo tardi, i visibili assurdi ne' quali ci troviamo inaspettatamente impantanati dopo aver con la più esatta logica ragionato, ma sopra falsi supposti. Sicché continuate pure il vostro sicuro metodo, e non venderete mai lucciole per lanterne come si fa giornalmente ne' mercati letterari. Io mi tratterrei con vero piacere lungamente con voi, ma caro mio signor Rovatti, io non son più uomo da lunghe lettere, e non ho dritto di lagnarmi delle scemate mie fisiche facoltà: sicché non cessate d'amarmi a dispetto de' miei involontari difetti, né mi fate il torto di dubitar mai della stima e della tenera amicizia con le quali io deggio e voglio esser sempre.
     
     
     
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      A FRANCESCO GRISI - ALA
     
      Vienna 9 Luglio 1777.
     
      Le mie speranze sul ritorno delle buone stagioni, dilettissimo signor Grisi, non hanno mantenute le loro promesse riguardo ai compensi che doveano somministrarmi de' sofferti incomodi del passato inverno.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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