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      Ella sa ch'io non posso esser lungo, onde col dovuto ossequio mi dico.
     
     
     
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      A GIUSEPPE AZZONI - SIENA
     
      Vienna 16 Dicembre 1777.
     
      Viva il nostro benefico Gazzaniga che mi ha procurato, dopo un così lungo digiuno, il sospirato piacere d'un amorosissimo foglio del mio tanto caro quanto e stimato e riverito padre maestro Azzoni. Io l'ho letto e riletto con compiacenza quasi peccaminosa, come fomentatrice violenta del mio amor proprio e della familiare a' poeti condannabile vanità. Io, che procuro al possibile di difendermene, ho trionfato delle tentazioni di lei, che mi spronava a mandarvi copia dell'ora a voi noto biglietto dell'adorabile mia sovrana. Ma di questa moderazione confesso di non essere intieramente debitore alla mia virtù: ha avuto gran parte nel mio trionfo il timore di dare occasione, con la pubblicazione d'un elogio che con tanto eccesso mi onora, che vadan altri troppo rigidamente esaminando quanto poco io lo meriti. Godo che siate già pienamente informato delle minute circostanze del fatto, perché non sono obbligato con un prolisso racconto a rinnovarmene la confusione. Ma voi con qual coscienza vi scatenate contro il mio ragionevole silenzio? Voi, che per comunicarmi la giustizia che rende al vostro distinto merito il vostro illuminato sovrano, aspettate la terza di lui beneficenza e gl'impulsi d'un mio benevolo passeggiero? Basta: io non posso aver rancore con esso voi: onde, ancor che nella nostra causa io sia tanto meglio di voi provveduto di ragioni, son contentissimo d'accomodarla alla pari, purché voi continuiate ad amarmi come avete fatto sin ora, a credervi con usura corrisposto, ed a darmi con alcun vostro comando la sospirata occasione di convincervi col fatto ch'io sono stato, sono e sarò sempre con la medesima, grata, ossequiosa e tenera stima.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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