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      E se le dà l'animo di ritrovare in me qualche a me medesimo incognita facoltà di ubbidirla, non lasci in ozio la sincera servitù mia, o mi renda almeno la giustizia di contarmi fra i più grati ammiratori del suo raro talento e della sua dichiarata parzialità a mio favore, che mi obbliga ad essere invariabilmente con la più costante ed ossequiosa stima.
     
     
     
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      A GIUSEPPE ROVATTI - MODENA
     
      Vienna 4 Maggio 1778.
     
      Il vostro silenzio, mio caro signor Rovatti, sia pur egli quanto si voglia prolisso, può ben defraudarmi del piacere di leggere le affettuose vostre e nitide lettere, ma non può mai farmi dubitare dell'amor vostro, del quale ho troppo sicuri mallevadori nel candore del vostro bel cuore, incapace di non contraccambiare la tenerezza mia per l'amabile vostra e stimabile persona. Qualunque sia la sorgente (che voi mi tacete) delle nuove cure che vi siete addossate, io me ne congratulo sinceramente con esso voi, poiché gli spiriti attivi come il vostro hanno gran bisogno d'essere in moto: altrimenti la loro attività s'impiega a danno del proprio individuo e riempie la mente d'idee poco serene e distruttive da quella tranquillità che cerchiamo. È vero che gli ozi vostri non lasciano intorpidire le facoltà della vostra mente. Le belle e pellegrine ricerche nelle quali con tanto fervore vi occupate l'esercitano abbastanza, ma l'uniformità delle applicazioni ha bisogno d'essere di tanto in tanto interrotta, e queste salubri interruzioni non saranno mai dono della vostra scelta, ed io so buon grado a quelle benefiche inevitabili cure che ve le somministrano e che voi tanto ingiustamente detestate.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Rovatti