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      Ma come? Il mio adorabile sovrano, perseguitato dalla inondazione delle per lo più cattive poesie italiane che dall'epoca del suo viaggio di Roma da tutte le parti l'affannano, si è chiaramente espresso di non volerne più accogliere alcuna: or come potrei aver io il coraggio di domandare un'udienza (non avendo io altro mezzo per trovarmi alla sua presenza) e pretendere ch'egli presti l'orecchio ad una mia lettura poetica, in tempo ch'egli si trova occupato fra le infinite cure d'una guerra che appunto presentemente è nella sua più violenta fermentazione? Metterei a troppo rischio (facendolo) ed il molto merito dell'autore ed il credito della dovuta mia rispettosa discretezza. Mi auguro più destre occasioni d'ubbidirla, e pieno di riconoscenza e di ossequiosa stima mi dico.
     
     
     
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      A GIOVANNI DE GAMERRA - LIVORNO
     
      Vienna 14 Gennaio 1779.
     
      La scemata mia attività e l'accresciuto bisogno che ne avrei per sodisfare ai tanti sempre rinascenti miei debiti saranno appresso di voi, stimatissimo signor de Gamerra, cagioni d'un affettuoso compatimento, non che legittime scuse del tardo ufficio de' felici auguri che io, da voi cortesemente prevenuto, con la presente vi rendo, a gran ragione lusingandomi che appresso di voi, non ignaro delle disposizioni dell'animo mio a riguardo del merito vostro, non siano delitti le discrete omissioni di tali offiziose inutilità. Perché è oggetto del vostro desiderio, non può non esserlo del mio il felice adempimento del maneggio da voi intrapreso per il conseguimento del noto impiego: il quale per altro, anche conseguito, nol crederei quello che alle vostre circostanze giustamente si converrebbe.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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