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      A GIUSEPPE AZZONI - SIENA
     
      Vienna 2 Agosto 1779.
     
      Viva il mio caro signor canonico Fiaschi, che ha saputo mettere in tumulto a mio vantaggio tutti i più teneri affetti del mio venerato padre maestro Azzoni! La vostra affettuosa lettera del 16 di luglio è una troppo amabile confermazione del costante possesso dell'invidiabil luogo che voi tutta via mi concedete nel vostro bel cuore; ed io ne sono a tal segno contento, superbo e sicuro, che disfido voi medesimo a potermene far mai dubitare un momento. L'illibato vostro da me conosciuto candore non ammette dubbiezze, e le interne disposizioni ch'io sento nell'animo mio invariabilmente per voi mi fan sicurtà di quelle che voi per me sentite nel vostro: poiché ha solennemente deciso il Petrarca
     
      che amore a nullo amato amar perdona.
     
      Nelle esagerate poi e parziali asserzioni del mio florido stato non lascia d'aver qualche parte la propensione del benevolo relatore, secondata dalla mia esterna apparenza, dissimulatrice degli incomodi interni, e la dovuta cura ch'io prendo di non turbar la società con le rincrescevoli idee de' malanni ch'io soffro, cura abituale a noi altri poveri drammatici, obbligati per mestiere a nasconder sempre il proprio e ad investirci al possibile de' caratteri altrui. Ma non crediate ch'io non senta il peso delle tante Olimpiadi che mi gravitano sulle spalle. Lo sento, e lo porto il più acconciamente che posso, persuaso e convinto che una cristiana e filosofica rassegnazione è l'unico partito che ci rimane a prendere: e che io ho minor dritto di lagnarmi della mia sorte, di tanti e tanti miei pari.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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