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      So ben che egli andò subito a Milano, e che da molto tempo n'è ritornato. So che dovea sposare una fraila Traun, e che la povera damina, assalita da una crudele e lunga indisposizione, si è trovata più volte alla porta dell'eternità, e che mercé il sospirato ristabilimento di lei seguirà finalmente lo stabilito e così lungamente sospeso maritaggio.
      Io, ancorché i discoli nervi della tormentata mia testa non mi rendessero così ostinatamente penoso il mestier dello scrivere, non avrei materiali degni dell'opera, perché il nostro adorabile sovrano, nel faticoso principio del suo nuovo governo sagrificato interamente alla fabbrica del ben pubblico, non ha momenti disoccupati, ma, impenetrabile quanto indefesso, non lascia altra consolazione alla delusa curiosità de' nostri politici investigatori che la piena libertà delle loro ingegnose visioni. Quando pervenga alla mia notizia qualche cosa di chiaro e sicuro non trascurerò d'informarla, e se non mi sarà permesso dalla mia invalida umanità me ne compianga, ma non dubiti mai di quella eterna mia rispettosa gratitudine della quale sono liquido debitore alla sua pubblicamente dichiarata generosa parzialità, che mi farà invariabilmente essere con la dovuta venerazione.
     
     
     
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      A ONORATO CAETANI DI SERMONETA - ROMA
     
      Vienna 28 Maggio 1781.
     
      Giovedì scorso 24 maggio ricevei da questo degnissimo monsignor Garampi, nunzio apostolico, il plico sigillato che si è degnata V. E. illustrissima d'inviarmi con un nitido esemplare della sua, universalmente celebrata, magistrale orazion funebre (che io aveva già ammirata mercé l'obbligante compiacenza di questo signor principe Colloredo) ed accompagnata dall'umanissimo foglio di V. E. reverendissima, dato di Roma il 21 dello scorso aprile, in cui veggo senza alcun velo le favorevoli disposizioni del suo bel cuore a mio vantaggio, e ne sono superbo e confuso.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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