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      L'elegante eloquentissima sua lettera esige gli elogi di chicchesia fuorché i miei, che parrebbero una confessione della mia vanità nell'essermi troppo facilmente attribuita quella eccessiva dose di merito ch'ella mi assegna e di cui non sento il possesso: ed il seduttore è così efficace, che per evitar le violente tentazioni io sfuggo di riandarne i parziali sentimenti anche con animo di contradirli. Le festive ingegnose lodi della Poltroneria, espresse da lei con allettatrice venustà, mi han sommamente dilettato non meno in prosa che in versi: tanto più ch'io sarei stato fra' devoti di cotesta comoda deità se le parti ch'è piaciuto alla Providenza ch'io rappresenti sul teatro del mondo non fossero state quelle di tenere in esercizio la toleranza altrui. Il sonetto non sente il novizio, come vuol ella ch'io creda. L'unità del pensiero fedelmente e nobilmente eseguito e concluso sono pregi non comuni anche fra i provetti. Continui a far così lodevol uso de' suoi distinti talenti e dell'invidiabil capitale della sua gioventù, e mi creda quindi innanzi, pieno d'affettuosa stima, di gratitudine e d'ossequio.
     
     
     
      2565
     
      A LUIGI COLLET - PARIGI
     
      Vienna 26 Giugno 1781.
     
      Era recente (e lo sarà fin ch'io viva) la mia costernazione per l'irreparabil perdita da me fatta dell'augusta mia benefica protettrice e padrona dopo più d'un mezzo secolo di gradita e fedel servitù, quando mi fu recato il prezioso dono del Re pastore e dell'Isola disabitata, rese magistralmente francesi fra le mani di V. S. illustrissima, ed insieme una sua tanto savia quanto poetica ed instrutiva Epistola ad Imeneo.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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