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      I suoi versi son proveduti di chiarezza, d'armonia, di facilità che non si scorda di evitar la bassezza, ed i rigori di lingua trascurati da lui nell'elocuzione sono rarissimi: in somma io credo ch'egli possa e debba aspirare alla gloria d'inventore, ed abbandonar quella d'eccellente copista. La scelta poi delle famose lettere io non credo utile ai lettori, ma più tosto pericoloso. Esse non sono in somma che un ostinato duello fra il senso e la ragione: ma si esaltano in esso con tanta forza ed evidenza le armi del primo, che in vece d'inspirare orrore al vizio si procura compassione, ed i lettori, che son uomini e protettori per natura delle loro debolezze, in vece di cercar di superarle non cercano che qualunque leggiera scusa per difenderle come secondo Virgilio facea Didone: Coniugium vocat, hoc praetexit nomine culpam.
      Il minuto esame di questo componimento e le regole poetiche che il signor Picinni da me desidera non sono opere da eseguirsi all'età mia e dalle fisiche facoltà ch'essa presentemente mi lascia. Il desiderato minuto esame potrà farlo da se medesimo l'attento signor Picinni, ed altri soccorsi più efficaci non può promettersi da me che le regole tante volte esemplificate negli scritti miei. Gli esempi non son soggetti ad equivoci ed alle capricciose interpretazioni spesso contrarie fra loro e che in vece d'instruire confondono e rendono per lo più sterili i più fecondi talenti. Non pretendo io già di darmi per esemplare, ma pretendo bene di convincere il signor Picinni ch'io non potrei comunicargli altre regole che quelle che possono dedursi dagli scritti miei, e delle quali essendomi valuto per me medesimo, ho creduto visibilmente le migliori.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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