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      Tali sono stati nelle passate molti famosi. Nella nostra il Vieta nell'algebra, il Gilberto nelle speculazioni delle virtú magnetiche, Galileo nella cognizione del moto. Il cervello di fra Paolo pareva avere questa rara eccellenza in tutte; ma nelle matematiche era cosa incomparabile, perché tutto quello che restava degl'antichi e de' moderni scritto era una minima parte di quello ch'egli sapeva. Aveva anco voluto saper tutto quello che si diceva dell'astrologiche, la vanità o inutilità delle quali assolutamente disprezzò sempre, perché il futuro o non si può sapere, o non si può schiffare. Sul fine quasi del suo partire di Mantova gl'avvenne un bel accidente. Il duca, ch'alle cure gravi del governo frametteva volontieri il piacere delle burle e facezie, temperando sapientemente le sue noie con detti e fatti gioviali e piacevoli, aveva nelle sue stalle de' cavalli, de' quali, all'essempio de' suoi maggiori, nudriva una razza di tanta stima, che si racconta per vero che nella giornata sotto Pavia 1525, Francesco I re di Francia era montato sopra un cavallo avuto in dono dal marchese di Mantova, e Carlo V parimente nelle guerre si valeva di cavallo dell'istessa razza avuto in dono. Aveva, dico, il duca Guglielmo una cavalla pregna, che doveva partorire un mulo, et avvicinato il parto volse che fra Paolo stasse tutta una notte, in quale s'aspettava con i stromenti astronomichi, perché notasse, come fece, l'oroscopo e 'l ponto natale di quella bestia, il sito del cielo e la positura delle stelle.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





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