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      Ma sopra tutto era entrato in tanta grazia del cardinale Castagna, che fu poi pontefice dopo Sisto V e chiamato Urbano VII, che ne riceveva gusto supremo. Et è verisimile ch'essendo quel prelato d'una mansuetudine piú ch'umana, di vita innocentissimo e di costumi irreprensibile, la similitudine causasse e congiungesse gl'affetti. Non lo visitava mai il padre, che con ilarità di faccia il cardinale non gli mostrasse che tanto piú grata gl'era la visita, quanto piú frequente, e dopo che partí da Roma, continovò la sua servítú. La brevità del tempo che visse nel pontificato, che furono tredeci soli giorni, non lasciò vedere se, assonto a quella sede, fosse per continovar il suo favore al padre, per il concetto in che l'aveva di soggetto incomparabile di dottrina, costumi et abilità. Da chi si trovò presente ho testimonio che, quando gli venne la nuova della morte, senza alcun segno d'alterazione, disse: "Ideo raptus est, ne malitia mutaret intellectum ejus".
      Ebbe occasione anco di passar a Napoli per presedere vicegenerale a capitoli e visitare, ove conobbe e conversò con quel famoso ingegno Giovanni Battista Porta, il quale, anco nelle sue opere mandate in luce, fa onorata menzione del padre Paolo come di non ordinario personaggio, et in particolare della perspettiva specolare.
      Il tempo del suo carico di procuratore generale in corte s'incontrò nel principio del pontificato di Sisto V, il quale (credesi per il rispetto ch'essendo stato frate, sapeva molto la portata delle persone insigni delle religioni et aveva informazione delle qualità del padre) l'adoperò in congregazione et altri maneggi piú frequentemente del consueto.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





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