Pagina (96/190)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E se l'avesse fatto prender vivo per condurlo a Roma, tutta la potestà del papa non arrivar ad impedire ch'ogni uomo non sia prima padrone di sé ch'altri, e ch'anco egli sarebbe stato prima padrone della sua vita che 'l pontefice. Ringraziandolo del buon affetto e non curando partito alcuno, poiché la sua causa era cosí congiunta con la publica, che non si potevano disgiungere.
      Parvero strane le due proposte di far ammazzare o prender vivo il padre; ma le cose seguite non molto dopo faranno chiaro che 'l Scioppio parlò con fondamento e che erano di già poste in dissegno. Egli partí da Venezia, et in una sua satirica composizione narrando aver avuto congresso col padre Paolo, attesta averlo conosciuto "non indoctum, nec timidum". Ma il padre era tanto buono che non era abile a pensar male, e stimò che fossero concetti del Scioppio; oltre che di sua natura era oltre modo intrepido e, rimesso al divino beneplacito, viveva confidentissimo nella sua innocenza. E se bene piú volte fu fatto avvertire d'aversi cura, perché a' signori inquisitori di Stato (questo è un magistrato supremo in Venezia, al quale capitano le piú occulte trattazioni) veniva dato avviso che si machinasse contra la sua vita, e che per molte volte dalla carità di quei signori venisse certificato et ammonito di guardarsi, mai diede segno di punto curarsi, o per grandezza d'animo, come possono assicurare quelli che molte volte l'hanno esperimentato, o per esser sicuro che non avviene alcuna cosa senza divina disposizione, e che le cose da Dio disposte non possono impedirsi con alcuna cauzione o predizzione; anzi bene spesso le sollecitudini e soverchie cauzioni sono tra le cause degl'evenimenti, massime che in tali accidenti è un travagliarsi nell'incerto et infinito.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





Roma Scioppio Venezia Paolo Scioppio Stato Venezia Dio