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      E chi volesse appostar tempo per i cibi de' sudetti in particolare, era cosa in longo, e non consentiva con la tanta celerità che nelle lettere si premeva per aver quei quadragesimali. Ci erano anco sospetti vivi per certo recente accidente, ch'avendo i sudetti mangiato una poca quantità di bucellato, presentatogli a tavola, s'erano trovati molto male tutti due, e con gl'accidenti medesimi; onde la cauzione era molto oculata. Il terzo, in cui restò l'appontamento saldo, fu che fra Antonio (che senza alcuna difficoltà pareva) prendesse in cera gl'impronti delle chiavi delle camere del padre per farne fare le contrafatte (et a questo doveva servire la cera preparata, come di sopra è detto), a dissegno che, come fra Giovanni Francesco avesse le chiavi sicure, volevano secretamente introdurre nel monasterio due o piú sicarii e la notte trucidare l'innocente padre. Ma Dio volse scoprire sí grave sceleragine nel sopra detto modo.
      E perché il reo, persona dell'accortezza che si può imaginare, essendo destinato a tal affare, aveva preparate le sue esposizioni, le quali, benché non sofficienti per appagare l'animo de' giudici, però non si poteva cosí chiaramente convincere, e l'eccellentissimo consiglio de' Dieci desiderava intensamente sapere il fondo di questa trattazione, e tutte le particolarità distinte, venne in una sentenza, che fra Giovanni Francesco fosse impiccato per la gola, con questa alternativa che, se in alcuni prefissi giorni di tempo revelasse tutto il trattato con la piena esposizione e giustificazione delle lettere, dopo esser stato un anno in carcere, restasse con perpetuo bando dal serenissimo dominio, con pena capitale se contravenisse, et egli ricercò che si mandasse publico ministro in Padova nella sua camera, ove in certo secreto furono trovate lettere in gran copia, con cifre e contracifre, per le quali restò chiaramente giustificato tutto il sopra narrato, con qualche cose appresso non publicate, né venute a mia notizia nel particolare; essendo la pietà di questo governo tale e tanta che stimò d'occultare tutto quello che non impediva l'essecuzione della sua mitissima giustizia; et a cosí grave ingiuria il padre non si scosse punto dalla sua mansuetudine, ma pregò, supplicò piú volte, s'inginocchiò, dimandò esso in grazia in virtú de' servizii ch'egli prestava al publico, che non fossero per sua causa fatti spettacoli con disonore della sua religione, intrinsecamente e cordialmente dolendosi che la sua vita dovesse esser di rovina ad alcuno.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
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