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      Una delle piú eccellenti sue virtú, che l'ha accompagnato sin alla sepoltura, è stata la mansuetudine, in tal grado che la sua religione a piena voce gli rende testimonio di mai sapere che procurasse sorte alcuna di vendetta. Et è notabil cosa che l'auttore del libello famoso, di cui di sopra è fatta menzione, non fu fra Felice da Vicenza, come si nominava, ma un altro, che non nomino per non fargli male, et il padre avrebbe ben potuto punirlo per ogni mezzo, ma non solo [non] ha voluto, ma mentre è stato in vita il padre, il sudetto è vivuto sicuro con carichi et onori, e poi morto il padre, quell'ingiuria, piú del publico che d'altri, con altri mancamenti e cattive operazioni, l'hanno fatto incorrere l'indignazione publica, onde non può stare nel dominio veneto. La filosofia e la stessa legge di Cristo con fatica disradica un certo pizzicuore gustoso della vendetta, e non è poco astenersene quanto all'opere. Ma il nostro padre era arrivato a tal grado di virtú che nell'offese piú gravi servava l'istessa serenità nella faccia, placidità nelle parole, et estenuava quanto fosse possibile l'ingiurie. Et aveva tra l'altre ragioni questa comunissima, ch'a quel tale era toccato un cervello et una condizione tale d'interessi che non poteva far altro.
     
     
      [Si mitiga l'atteggiamento romano verso il Sarpi]
     
      Dopo questo tempo veramente si scoprí l'animo del pontefice esser molto mitigato e che si fosse sincerato della bontà e pietà del padre. Certo è che dopo non molto essendo stato chiamato in Venezia il vescovo di Tine, per un processo contro lui formato dagl'Inquisitori mandati in Levante, la sua causa fu commessa alla consulta del padre Paolo, il quale fece il suo giudizio e relazione tale, che 'l vescovo restò dal publico piú tosto accarezzato che ripreso, et ottenne diverse grazie per la sua chiesa e per la sua persona.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
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