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      Un'altra volta, parimente nel viaggio da Vicenza a Padova, cadde in suppressione d'urina, la quale non avendo preso corso per tutto un giorno, fu costretto admetter l'aiuto della siringa per mano dell'Acquapendente. Ma conoscendo la recidiva di questo male, si providde subito di siringa e di candele, per operare quando fosse di bisogno, come sempre ha fatto, di sua mano. E se bene coll'acqua della Vergine fu sollevato, che pochissime volte è ricaduto in quella indisposizione, però in questi ultimi anni ha talvolta patito, e tra l'altre una con tanta veemenza, che provando, com'era solito suo, né potendo di sua mano aiutarsi, si tenne morto, et immediate con vera tranquillità e serenità maravigliosa ricevé i sacramenti, dicendo: "Questo è da fare, poi si pensarà al rimanente", né mai poté aiutarsi come l'altre volte. Tra tanto il padre maestro fra Fulgenzio, senza sua saputa avendo fatti venire Carlo Scivos e Luigi Ragoza, primi e celebri in tal professione, successe cosa ridicola, che venuti alla sua presenza e discorso del suo male, dissero che non avendo di sua mano ricevuto benefizio, lasciasse provare anco a loro. Postosi in piedi senz'alcuna turbazione: "Sí, disse, ma debbo io provare alla vostra presenza, che giudicarete s'io opero come l'arte ricerca" et immediatamente si passò con la candelleta, e la cosa si risolse in riso, avendo però il padre conosciuto che l'età muta le forze e l'uso degl'istromenti stessi naturali. Ebbe anco un male nella gamba nascente, che lo travagliò dieci mesi; ma egli si tagliò di sua mano molte volte in varii luoghi ove si faceva l'apostema, sino che se ne risolse afatto, cosa assai rara in Venezia.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





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