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      Al punto dell'auttore dell'Istoria del concilio, sapeva il padre che 'l prencipe era stato quello ch'in Francia aveva divolgato che fosse lui, e l'aveva detto anco lui all'ambasciatore veneto, residente appresso la Maestà cristianissima, in modo che l'aveva costretto a scriverlo al publico; altro mai non rispose se non: "In Roma sanno chi sia l'auttore", né per molto girarsi poté altro cavare.
      Chi considererà i sudetti ponti, chi ha conosciuto il padre e chi conosce il prencipe, benché d'ingegno elevatissimo, farà il giudizio della fama dopo divolgata, credo piú tosto da altri che dal prencipe medesimo, ch'egli confondesse il padre e lo riducesse a tale che non sapeva ciò che si dicesse. Ma come non è cosa al mondo senza il suo contrario, né cosa sí santa che non possa patire sinistra interpretazione, dopo che 'l padre fu in publico servizio e che piú erano le sue azzioni osservate e glossate, gli convenne molto ristringersi da simili commercii virtuosi, ne' quali per l'inanzi era frequente, quando l'occasioni erano molto meno frequenti. Perché i malevoli gli tiravano a senso che non avesse senso sincero nella religione romana, perché indifferentemente trattava, senza far inquisizione delle cose occulte a lui non pertinenti, et il tener conto piú che per l'inanzi non aveva fatto di tali diffamazioni, era cagionato, e lo diceva apertamente, perché avanti si trattava del suo interesse solamente, ma ch'essendo servitore della republica, gli conveniva privarsi di quel piacer di dotte conversazioni, a fine che l'imposture a lui date non ridondassero anco al publico.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





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