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      Questi et altri discorsi faceva, sempre inculcando il debito di tutti in diffender e conservar la religione cattolica e non si lasciar crollare dagl'abusi, per grandi che siano. Ma la corte, che da un tenor di vita pio e santo cominciato dalla puerizia e continuato sin all'ultimo spirito irreprensibilmente in tutti quegli essercizii di religione che si convengono non ad uno superstizioso et appassionato adulatore della corte, o fautore delle reformazioni, ma ad un sodo e sincero cattolico romano e di professione religioso, è passata piú inanzi colle calunnie, attribuendogli quello che piaccia a Dio non sia in molti di lei macchia indelebile, di non aver alcuna religione. Sia lodato Iddio ch'al concetto di questi la vita incolpabile, i costumi irreprensibili anco a' tanto occulati e severi nemici, sarà effetto dell'ateismo et impietà, e se ne caverà l'argomento dall'erudizione. La Scrittura divina, che l'attribuisce all'ignoranza, alla pazzia et al diffrenamento nelle dissoluzioni et all'esser preda delle proprie passioni, ha insegnato molto diversamente. Egli è vero che 'l volgo pazzo e sciocco, che vede alcuni eminentissimi soggetti nelle scienze non pieghevoli alle sue veramente pazze superstizioni, ma tollerate dalle sue guide et anco canonizate perché sono lucrose arti, ha costumato cosí sinistramente giudicarne; ma è giudizio degno di chi lo forma. Ma se la profonda cognizione delle cause seconde induce a più tenacemente venerare la prima, come san Paolo insegna, la cosa è chiara.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
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