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      E discordarebbono del certo, se la carità medesima anco a questo non avesse trovato riparo d'esser sempre insieme, ovunque si debba correr rischio, perché la natura non permette che due siano un solo, se non per concorde volontà. E sono di parere che, dopo il grado già stimato supremo, ch'è di poner, non verbalmente, ma realmente la vita l'uno per l'altro, abbiano arrivato a quel gran segno, al quale sino al presente è stato creduto che la natura, né la virtú morale possi arrivare, ma sia effetto solo d'un'eccellente carità divina, che se si trattasse ch'uno di questi dovesse esser soggetto a dannazione et all'ira divina, nascerebbe tra loro la contenzione di riceverla in sé e di preservarne l'amico. Nel cui eccesso non trovo essempio in tutto il corso dell'istoria e nella redondanza delle divine grazie, tra mortali tocchi in qualche modo di tal affetto, che di due grand'eroi et uomini divini, san Paolo e Mosè, e nelle favole datone un certo barlume di Castor e Polluce, che non ha però che fare col nostro essempio vivo e noto, perché non si sapeva ciò che fosse esser beato o dannato. E se per le virtú eroiche fu trovata l'apoteosi, che non è altro ch'estensione delle virtú et umane condizioni a perfezzione non umana, ma chimerica et imaginaria, con molta piú sodezza per fatti veri e reali, non lontani per tempi e luoghi, ma sotto gl'occhi nostri essistenti, meritano questi due signori, cosí benemeriti dell'umanità per aver mostrata una strada nuova di virtú, e fatto veder che non è patto del solo ingegno un solo consenso in tutte le cose divine et umane, com'ha sin ora creduto il mondo, ma un'opera reale, bene eroica et eccellente, alla quale però la benevolenza può arrivare, non solo di esser ammirati e venerati come l'idea de' veri amici, ma esser tenuti come numi tutelari dell'amicizie.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
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