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      L'istesso sabbato admesse le visite, come tutti i giorni antecedenti, e la sera dopo le ventitré ore l'eccellentissimo signor Giovanni Basadona in particolare volse visitarlo. Gli parlò, si cavò la berretina di capo, lo ringraziò della sua visita, e dopo partito si fece leggere longamente, ascoltando con somma attenzione. E nell'imbrunirsi della notte ci fu il signor Marco, con cui complí nel modo stesso ch'era solito.
      Venuta la notte, crescendo il mancamento, si fece di nuovo leggere la passione di san Giovanni, parlò della sua miseria, della fiducia ch'aveva nel sangue di Cristo, replicò assaissime volte: "Quem proposuit Deus mediatorem per fidem in sanguine suo" e pareva in ciò ricevere una consolazione estrema. Recitò, benché con gran languidezza, piú luoghi di san Paolo. Protestò non aver di suo da presentar a Dio che miserie e peccati. Che però s'immergeva nell'abisso della divina misericordia, con tanta sommissione da un canto et ilarità dall'altro, che dagl'astanti cavava lagrime.
      Circa le quattro ore fu visitato da' medici, ch'erano stati anco poco prima. E perché l'eccellentissimo Tebaldi non l'aveva piú visitato se non quel giorno, e poco fermandosi, il padre, per non affannarsi, accennò il padre maestro Fulgenzio di dargli conto del suo male. Nella qual relazione avendo detto l'accidente del lunedí sotto termine di mancamento totale, alzò il padre la testa e l'interpellò: "Mancamento d'animo?" "No, padre, - rispose - dico delle forze, che quanto all'animo è stato sempre nella sua costanza". E volendo anco il medico discorrere qualche cosa, lo faceva con quei termini di prudenza che sono soliti di non lasciare gl'infermi senza qualche scintilla di speranza.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
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