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      Lo raccomandiamo alla associazione generale degli Avvocati costituitasi ad istudiare le riforme da applicarsi ai codici, affinchè portino nel gravissimo compito, così gravido di responsabilità, una opinione illuminata, nè più si odano ripetere in Italia i propositi leggerissimi e pregiudicatissimi, che confermarono or sono cinque anni il Senato nella millenare ingiustizia.
      Lo raccomandiamo finalmente, alla Camera rappresentativa, al cui ufficio fu già presentato più d'un documento relativo a questa tesi, e preferiva rinunciare al principio fecondo, anzichè ripurgarlo dai meno pensati particolari.
      Oh, si pensi in Italia che in America, in Francia, in Isvizzera, nella Svezia, nel Belgio cattolico, nella Prussia belligera e fin nell'autocrata Russia le donne vanno trovando giustizia, ed in Italia soltanto, l'opinione languisce, il progresso si arresta, l'un ministero non continua il po' di bene iniziato dall'altro, e tutto immobilizza, meno il male, che, sotto cento forme, invade ed infesta le terre italiane.
      Nè si dica che le gravi complicazioni, ieri politiche ed oggi economiche, nelle quali versa la penisola, assorbono tutta l'attenzione delli italiani, sicchè debba forzatamente starsi in rango secondario ogni parte della cosa pubblica, che con quella non ha stretto rapporto. No. Mentre la ghigliottina passeggiava nelle vie di Parigi, si votavano nell'assemblea legislativa i migliori programmi dell'istruzione, che si sian visti mai. In mezzo alla bufera di quei giorni vertiginosi, gli uomini che avevano un mandato sociale, e ne sentivano la responsabilità, non lo perdevano di vista.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161

   





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