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      Io non li biasimo di non avere sufficiente fiducia nella ragione, bensì li rimprovero di averne troppa nel costume e nel sentimento generale. È uno dei pregiudizi che caratterizzano la reazione del decimonono secolo contro il diciottesimo, quello d'accordare agli elementi non razionali della natura umana, l'infallibilità che il diciottesimo attribuiva, dicesi, agli elementi razionali. In luogo dell'apoteosi della ragione, noi facciamo quella dell'istinto: e chiamiamo istinto, tutto ciò che non possiamo stabilire sopra una base razionale. Questa idolatria, infinitamente più triste dell'altra, appoggio di tutte le superstizioni del nostro tempo e di tutte la più pericolosa, sussisterà, fino a che una sana psicologia non l'avrà rovesciata, mostrando la origine vera della maggior parte dei sentimenti che noi riveriamo sotto il nome di intendimenti della natura e disposizioni di Dio. In quanto però a ciò che concerne la questione presente, io voglio anche accettare le condizioni sfavorevoli, che il pregiudizio mi impone. Io consento che il comune sentimento e la consuetudine generale sieno reputati come ragioni senza replica, purchè io non dimostri che, in questa materia, la consuetudine ed il sentimento, hanno in ogni tempo, cavato la loro esistenza, non già dalla loro legittimità, ma da cause diverse, e che sono il portato non già della miglior parte dell'uomo, ma della peggiore. Io subirò condanna, se non provo che il mio giudice fu comprato. Le mie concessioni non sono tanto importanti quanto lo sembrano.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161

   





Dio