Pagina (31/161)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nessuno crederebbe utile una legge che prescrivesse ai fabbro ferrai d'aver braccia gagliarde. La libertà e la concorrenza bastano, perchè uomini provvisti di braccia gagliarde si trovino per fare dei fabbro ferrai, perchè gli uomini che hanno braccia meno robuste possono guadagnare di più impegnandosi in altre funzioni per le quali sono più atti. Gli è in nome di questa dottrina che si nega all'autorità il diritto di decidere anticipatamente, in base a qualche vaga presunzione, che certi individui non sono atti a certe cose; vi si scorge un abuso di potere
      . È perfettamente ammesso oggidì che, quand'anche questa presunzione esistesse, essa non sarebbe infallibile. Fosse pur anco fondata sulla generalità dei casi (che potrebbe anche non essere) rimarrebbe sempre un numero di casi pei quali essa non istarebbe, ed allora vi sarebbe ingiustizia pei privati e nocumento per la società ad innalzare barriere che vietano a taluni individui di cavare dalle loro facoltà tutto il meglio che possono pel profitto proprio e per l'altrui. D'altro lato, se l'incapacità è reale, i motivi comuni che reggono la condotta degli uomini basta, in ultima analisi, ad impedire l'incapace di tentare o di persistere nel suo tentativo.
      Se questo principio generale di scienza sociale ed economica non è vero; se gl'individui aiutati dall'opinione di quelli che li conoscono non sono giudici migliori della propria vocazione che non le leggi ed i governi; il mondo non porrebbe tempo in mezzo a rinunciarvi per ritornare al vecchio sistema di reggimento e di incapacità. Ma se il principio è vero, dobbiamo adoperare come credendovi, e non decretare che il fatto d'esser nato femmina, piuttosto che maschio, debba decidere della sorte di un individuo per tutta la di lui vita, più che non il fatto d'esser nato nero piuttosto che bianco, o plebeo piuttosto che nobile.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161