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      Durante tutto il periodo progressista la storia ci mostra la condizione delle donne che va grado grado accostandosi all'eguaglianza con quella dell'uomo. Ciò non prova che l'assimilazione debba procedere fino alla completa eguaglianza; ma fornisce certamente in favore di questa induzione una forte presunzione.
      Non giova egualmente nulla il dire che la natura dei sessi li destina alla loro attuale posizione e ve li rende atti. In nome del senso comune, e basandomi sulla costituzione dello spirito umano, io nego che si possa sapere qual'è la natura dei due sessi fino a che si osserveranno nei rapporti reciproci nei quali si trovano oggidì. Se si fossero trovate delle società composte d'uomini senza donne, o di donne senza uomini, o d'uomini e di donne non posti fra loro in rapporti di sovranità e sudditanza, si potrebbe sapere qualche cosa di positivo sulle differenze morali ed intellettuali inerenti alla costituzione dei due sessi. Ciò che si chiama oggi la natura della donna è un prodotto eminentemente artificiale; è il risultato di una compressione forzata in un senso, e di uno stimolo fuor di natura in un altro. Si può arditamente affermare che il carattere dei sudditi non è mai stato così completamente deformato dai rapporti coi loro padroni nelle altre sorta di dipendenza; poichè se razze schiave, o popoli sottomessi dalla conquista furono sotto certi aspetti più energicamente compressi, tutte le loro tendenze che un giogo di ferro non ha schiacciate, se esse hanno avuto qualche agio di svilupparsi, hanno seguito una evoluzione naturale.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161