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      Vediamo come ancora la si accoglie, ed avremo una debole idea degli ostacoli che ha davanti a sè una donna allevata nell'idea che la consuetudine e l'opinione debbono essere le supreme norme della sua condotta, quando ella vuol mettere in un libro un po' di quel ch'ella cava dal fondo dell'anima sua. La donna più illustre, che abbia lasciato opere abbastanza belle per darle un posto eminente nella letteratura del suo paese, ha creduto necessario di mettere questa epigrafe al suo lavoro più ardito: «Un uomo può affrontare l'opinione; una donna deve sottomettervisi(1)». La massima parte di ciò che le donne scrivono non è che adulazione per gli uomini. Se la donna che scrive non è maritata, ella non sembra scrivere che per trovare un marito. Molte donne vanno più oltre: esse diffondono sulla soggezione del loro sesso delle idee il cui servilismo sorpassa i desiderii d'ogni uomo, eccettuati i più volgari. Oggi è vero, ciò non accade più con quella frequenza. Le donne si fanno coraggio ed osano affermare i loro veri sentimenti. In Inghilterra sopratutto, il carattere delle donne è un prodotto così artificiale, che i loro sentimenti si compongono di un piccol numero di osservazioni e d'idee personali, miste ad un gran numero di pregiudizii ricevuti. Questo stato di cose si cancellerà di giorno in giorno, ma persisterà in gran parte finchè le nostre istituzioni non autorizzeranno le donne a sviluppare la loro originalità liberamente al par dell'uomo. Allora e non prima, noi intenderemo e quel che è più, vedremo tutto che ci bisogna imparare per conoscere la natura delle donne, e sapere come le altre cose le si confanno.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161

   





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