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      Quelli che pretendono forzare la donna al matrimonio, chiudendole ogni altra sortita, si espongono ad una simile risposta. S'essi pongono mente a quel che dicono, la loro opinione significa che gli uomini non rendono il matrimonio abbastanza attraente alle donne, per sedurle coi vantaggi che presenta. Non si ha l'aria di aver grand'opinione di quel che si esibisce, quando si dice offrendolo: «Prendete questo o non avrete niente». Ecco, secondo me, ciò che spiega perchè certi uomini sentono una vera antipatia per la libertà e l'eguaglianza delle donne. Essi temono, non già che le donne non vogliano maritarsi (non credo che uno solo provi realmente questa apprensione) ma piuttosto che le donne cerchino nel matrimonio condizioni d'eguaglianza; essi temono che le donne di talento e di carattere, non preferiscano fare tutt'altro, che non sembri loro degradante, piuttosto che maritarsi se, maritandosi, esse non fanno che darsi un padrone, e dargli tutto quel che possedono sulla terra. Davvero, se questa conseguenza è un accessorio obbligato del matrimonio, credo che l'apprensione sia molto fondata, e la divido: mi par probabilissimo che ben poche donne, capaci di tutt'altra cosa, preferirebbero, a meno che una irresistibile attrazione le acciechi, scegliere una sorte così indegna, se avessero a loro disposizione altri mezzi di occupare in società un posto onorevole. Se gli uomini sono disposti a sostenere che la legge del matrimonio dev'essere il dispotismo, essi fanno perfettamente bene i loro interessi non lasciando alle donne altra scelta da quella di cui parlavamo.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161