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      La proprietà resta fuori dall'amministrazione dei due sposi, ed il reddito è ricevuto dalla donna, non dal marito, dietro le disposizioni più favorevoli alla donna, il che si chiama il regime della separazione. Se non che, se è d'uopo che il reddito passi per le mani della moglie, il marito può tuttavia strapparglielo colla violenza, della quale non deve rendere nessun conto, nè è passibile di castigo, nè può essere forzato in verun modo a restituirlo. Tale è la protezione che le leggi dell'Inghilterra permettono ai membri della più alta nobiltà di dare alle loro figlie contro i loro mariti.
      Nell'immensa maggioranza dei casi non v'è disposizione legale speciale; il marito assorbe tutto, i diritti, le proprietà, la libertà della donna. Il marito e la moglie non costituiscono che una sola persona legale; il che vuol dire che tutto quel che è della moglie è del marito, ma senza la reciprocità, tutto quel che è del marito è della moglie: quest'ultima massima non si applica all'uomo, se non per altro che per renderlo responsabile verso altrui delle azioni della sua moglie, come un padrone dell'operato dei suoi schiavi o del suo bestiame. Io sono ben lontano dal disconoscere che le donne sono in generale meglio trattate che non gli schiavi: ma non vi è schiavo la cui schiavitù vada così lungi quanto quella della donna. È raro che uno schiavo, a meno d'essere attaccato alla persona del padrone, sia schiavo a tutte l'ore ed in tutti i minuti: in generale, questi ha come il soldato il suo compito fisso; questo compito eseguito e fatto il suo servizio egli dispone fino ad una certa misura del suo tempo: ed ha una vita domestica nella quale il padrone penetra di rado.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161

   





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