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      Il diniego di questa libertà, completa l'assimilazione della donna allo schiavo, ed allo schiavo nella più dura servitù, poichè vi furono codici che in certi casi di dure sevizie accordavano allo schiavo, il diritto di costringere legalmente il padrone a venderlo. Ma in Inghilterra non v'è sevizia, per quanto ripetuta e grave, eccettuato che l'adulterio del marito venga ad aggravarla, che possa liberare una donna dal suo carnefice.
      Io non voglio esagerare, nè ho bisogno di farlo. Ho descritto la condizione giuridica della donna, non il trattamento che le è realmente fatto. Le leggi della pluralità dei paesi sono peggiori delle persone che le applicano, e molte leggi debbono la loro durata all'infrequenza della loro applicazione. Se la vita coniugale fosse tutto quel che può essere, al punto di vista legale soltanto, la società sarebbe un inferno sulla terra. Fortunatamente, vi sono contemporaneamente dei sentimenti e degli interessi che presso molti uomini escludono, e presso la maggior parte moderano, gli impulsi e le tendenze che conducono alla tirannia: di tutti questi, il vincolo che unisce il marito a sua moglie è incorporabilmente il più forte; il solo che se ne avvicina, quello che attacca il padre ai suoi figli, tende sempre a restringere il primo non mai a rallentarlo. Ma perchè le cose vanno di questo passo, perchè gli uomini non fan subire alle donne tutti i martirii che potrebbero infligger loro, se usassero del pieno potere che hanno di tiranneggiarle, i difensori della forma attuale di matrimonio, s'immaginano che tutto quello che ha d'iniquo è giustificato, e che i lamenti che se ne fanno non sono che vane recriminazioni a proposito di un male largamente compensato dal bene.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161

   





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