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      Un avversario ostinato addossato ai suoi ultimi trinceramenti, dirà forse che i mariti vogliono pure fare delle concessioni convenienti alle loro associate, senza esservi costretti, mostrarsi insomma ragionevoli, ma che le donne non lo sono: che se si accordassero alle donne dei diritti, esse non ne riconoscerebbero a nessuno e che non cederebbero più in nulla, se non fossero più forzate dall'autorità dell'uomo a cedere in tutto. Qualche generazione indietro avrebbe contato molti uomini che l'avrebbero ragionata così; allora le satire sulle donne erano di moda e gli uomini credevano far dello spirito rimproverando oltraggiosamente le donne di essere quel ch'essi le avevano fatte. Ma oggi questo bel argomento non ha più per lui un oratore che meriti una risposta. L'opinione del giorno non è più che le donne sono, men che gli uomini suscettibili di buoni sentimenti e di considerazione per coloro ai quali sono unite coi più saldi legami. All'opposto, coloro che più si oppongono a che si trattino come se fossero buone al par degli uomini, ripetono continuamente che son migliori; questa confessione ha perfin finito per diventare una formula fastidiosa ed ippocrita destinata a coprire un'ingiuria con una smorfia di complimento, che ci ricorda le lodi che, secondo Gulliver, il sovrano di Lilliput dava alla sua reale clemenza in capo ai suoi più sanguinarii decreti. Se le donne son migliori degli uomini in qualche cosa, è certamente per la loro abnegazione personale in favore dei membri della loro famiglia, ma non insisto su questo punto, perchè esse sono allevate a credersi nate e create per fare olocausto della loro persona.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161

   





Gulliver Lilliput