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      Quando abbisognano anni agli individui ben dotati, ci vogliono generazioni per le masse. Se la letteratura delle donne è destinata ad avere nel suo complesso un carattere diverso da quella delli uomini, corrispondenti ai punti di differenza delle tendenze naturali del loro sesso da quello degli uomini, è d'uopo maggior tempo, che non ne sia ora trascorso prima che questa letteratura possa emanciparsi dall'influenza dei modelli accettati, e dirigersi dietro un proprio impulso. Ma se, come lo credo, nulla ci prova che vi sia nelle donne alcuna tendenza naturale che distingua il loro genio da quello delli uomini: non è men vero che ogni donna che scrive ha le sue tendenze particolari, che in questo momento, sono ancora subordinate all'influenza dei precedenti e delli esempli, e molte generazioni passeranno prima che la loro individualità si affermi, e sia abbastanza sviluppata da tener fronte a questa influenza.
      La presunzione contro la facoltà d'originalità delle donne pare più forte nelle belle arti propriamente dette poichè (è lecito dirlo) l'opinione non interdice loro di coltivarle, ma anzi ve le incoraggia, e la loro educazione in luogo di trascurarle, loro fa la parte più ampia, sopratutto nelle classi ricche. In questo genere di produzione più che in tutte l'altre le donne sono rimaste indietro ancora più dal grado d'eccellenza al quale gli uomini sono giunti. Tuttavia questa inferiorità non ha d'uopo, per ispiegarsi, d'altra ragione che il fatto assai conosciuto, più vero nelle arti che dappertutto altrove, che le persone della professione sono sempre d'assai superiori ai dilettanti.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161