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      Nei ranghi elevati della società, una donna distinta trova quasi l'impiego di tutto il suo spirito a coltivare la grazia delle maniere e l'arte della conversazione. Inoltre considerando queste occupazioni da un altro punto di vista, lo sforzo intenso e prolungato del pensiero che tutte le donne, che tengono a ben mettersi, consacrano alla tavoletta (non parlo di quelle che vestono con gran dispendio, ma di quelle che la fanno con gusto e nel senso delle convenienze naturali ed artificiali) e fors'anche a quella delle loro figlie, questo sforzo del pensiero applicato a qualche studio serio le ravvicinerebbe di molto al punto in cui lo spirito può produrre delle opere notevoli nelle arti, nelle scienze e nella letteratura; esso divora una gran parte del tempo e della forza di spirito che la donna avrebbe potuto serbare per altro uso(3). Perchè questa massa di piccoli interessi, che si sono fatti importanti per lei, lasciassero loro agio bastante, abbastanza energia e libertà di spirito, per coltivare le scienze e le arti sarebbe d'uopo che avessero a loro disposizione una assai maggiore dovizia di facoltà attive che non gli uomini. Ma non è tutto. Indipendentemente dai doveri ordinari della vita che sono il compito della donna, si esige, ch'esse tengano il loro tempo ed il loro spirito a disposizione di tutti. Se un uomo ha una professione che lo mette al coperto da queste pretensioni, od anche solo una occupazione, egli non offende nessuno consacrandovi il suo tempo; egli può trincerarvisi per iscusarsi di non rispondere a tutte le esigenze degli estranei.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161