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      Non si deve guari aspettarsi a veder intavolare questa questione a proposito d'un cangiamento da recare alla condizione delle donne nel matrimonio. I patimenti, le immoralità, i mali d'ogni sorta prodotti in casi innumerevoli, per la subordinazione di una donna ad un uomo, sono troppo spaventosi, per essere misconosciuti. Le persone irriflessive o poco sincere che tengono poco conto dei casi che non arrivano alla luce della pubblicità possono dire che il male è eccezionale; ma niuno potrebbe acciecarsi sulla sua esistenza, nè quel che accade spesso, sulla sua intensità. È perfettamente evidente che gli abusi del poter maritale non possono reprimersi finchè questi resta in piedi. Non solo agli uomini onesti e buoni, agli uomini un cotal poco rispettabili si conferisce questo potere, ma eziandio ai più brutali, ai più scellerati, a quelli che non hanno altro freno per moderarne gli abusi che l'opinione; e per tali uomini non v'è altra opinione che quella dei loro simili. Se esseri simili non facessero pesare una crudele tirannia sulla persona umana che la legge costringe a tutto sopportare da loro parte, la società sarebbe già un paradiso. Non sarebbero necessarie delle leggi per metter freno ai viziosi istinti degli uomini. Non solo Astrea sarebbe di ritorno alla terra, ma il cuore del peggior degli uomini sarebbe suo tempio. La legge della servitù nel matrimonio è una mostruosa contraddizione a tutti i principi del mondo moderno e a tutta l'esperienza che ha servito ad elaborarli.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161

   





Astrea