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      Ma la considerazione della donna non si scinde mai da quella del marito; e, dopo ch'ella l'ha comprata e pagata, ella se ne vede ancora privata per ragioni delle quali non può sentire la potenza. Ella ha sacrificato tutta la sua vita e suo marito non può sacrificarle un capriccio, una singolarità una eccentricità che il mondo non riconosce e non ammette, che è pel mondo una follìa se non peggio. Il dilemma è crudele sopratutto per questa classe meritevolissima d'uomini che senza possedere i talenti che permettono di figurare fra quelli di cui dividono le opinioni, li sostengono per convinzione, si sentono tenuti per onore e coscienza a servirli, a far professione della loro credenza, ad impiegarvi il loro tempo ed il loro lavoro e ad aiutare tutte le imprese che si tentano in loro favore. La loro posizione è ancora più imbarazzante quando questi uomini sono d'un rango e d'una posizione che da sè stessi, non danno loro nè loro chiudono l'accesso, di ciò che si chiama la migliore società. Quando la loro ammissione in questa società dipende da quel che si pensa di loro personalmente, per quanto siano irreprensibili le loro abitudini, s'essi hanno opinioni, e se tengono in politica una condotta, non ammessa da quelli che danno l'intonazione alla società, tanto basta, è per essi una ragione d'esclusione. Molte donne si lusingano, nove volte su dieci, e a tutto torto, che nulla impedisca ad esse ed ai loro mariti di penetrare nella più alta società locale, dove persone di loro conoscenza e della loro stessa classe si mischiano facilmente; ma sgraziatamente i loro mariti appartengano ad una Chiesa dissidente, o sono in voce di mischiarsi di politica radicale, che si vuole denigrare chiamandola demagogica.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161

   





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