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      Ma noi abbiamo una tutt'altra maniera di giudicare allorchè si tratta di pronunciare in causa nostra. Allora l'amministrazione più irreprensibile dei nostri interessi pur fatto dal tutore che ci è dato non ci appaga punto; noi stiamo esclusi dal consiglio che decide, ecco il maggior dei gravami, e non ci sentiamo il bisogno, di dimostrare che l'amministrazione è cattiva. È lo stesso delle nazioni. Qual cittadino di libero paese vorrebbe prestare orecchio alle offerte di una buona ed abile amministrazione, ch'egli dovrebbe pagare colla sua libertà? Quand'anche egli credesse che un'amministrazione buona ed abile possa esistere presso un popolo governato da altra volontà che la propria, la coscienza ch'egli ha di fabbricarsi il suo destino sotto la sua morale responsabilità, sarebbe un compenso che cancellerebbe ai suoi occhi molte imperfezioni nei particolari della pubblica amministrazione. Siamo certi che tutto ciò che noi sentiamo in questo, lo sentono le donne allo stesso grado. Tutto quel che fu scritto da Erodoto fino ai nostri giorni dell'influenza dei governi liberi sugli spiriti ch'essa nobilita; sulle facoltà ch'ella eleva; sui sentimenti e l'intelligenza ai quali presenta oggetti più vasti e di maggiore portata; sull'individuo al quale ispira un patriottismo più disinteressato, viste più larghe e più serene del dovere, e ch'essa fa vivere, per così dire, ad un livello superiore nella vita del cuore, dello spirito e della società: tutto questo è tanto vero per la donna quanto per l'uomo.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161

   





Erodoto