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      Forse chè queste cose non sono parte della felicità individuale? Rammentiamo quel che abbiamo provato escendo d'infanzia, e dalla tutela e minuta direzione dei genitori, fossero pur essi teneri ed amati, ed entrando nella responsabilità della vita virile. Non ci è egli sembrato che ci si sbarazzasse da un grave peso, che ci si togliessero catene incomode se non dolorose? Non ci siamo noi sentiti due volte più vivi, due volte più uomini che non per l'addietro? Forse che si si figura che la donna non ha alcuno di questi sentimenti? Ma tutti sanno che le soddisfazioni e le mortificazioni dell'orgoglio personale, che sono tutto assolutamente per la pluralità degli uomini quando si tratta di loro stessi, sono contati per nulla e non sembrano motivi più sufficienti per legittimare le azioni quando si tratta d'altri, che qualsiasi altro natural sentimento dell'uomo. Forse perchè gli uomini, li decorano, quando si tratta di sè stessi, dei nomi di tante altre qualità, sentono di rado la potenza colla quale questi sentimenti dirigono la vita? Accertiamoci, che l'importanza di questi sentimenti non è men grande e meno potente nella vita delle donne. Le donne sono istruite a sopprimerli nell'indirizzo ov'essi troverebbero l'impiego più naturale e più sano, ma l'interno principio rimane e si rivela all'esterno sotto altre forme. Un carattere attivo ed energico che vede rifiutarsi la libertà cerca il potere: privo dell'arbitrio di sè, cerca affermare la propria personalità tentando governare gli altri.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161