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      Non v'è paese in Europa dove gli uomini più capaci non abbiano provato frequentemente ed apprezzato grandemente il valore dei consigli e dell'aiuto delle donne pel successo degli affari privati e pubblici. Vi sono eziandio importanti questioni d'amministrazione per le quali pochi uomini hanno altrettanta capacità di certe donne, fra le altre la direzione del corrente delle spese. Ma quello di cui ora ci occupiamo, non è il bisogno che la società ha dei servizii delle donne negli affari pubblici, è la vita offuscata e senza scopo alla quale le condanna così sovente vietando loro l'esercizio dei talenti che molte fra loro si sentono per gli affari in un campo più vasto che quello di oggi, campo che non fu aperto mai che ad alcune, e chiuso a tutte. Se qualche cosa ha una vitale importanza per la felicità degli uomini è che sia loro possibile amare la loro carriera. Questa condizione di felicità è imperfettamente garantita o rifiutata completamente ad una gran parte dell'umanità, ed in difetto di questa condizione, quante vite non sono che fallimenti, nascosti sotto la maschera della fortuna. Ma se circostanze che la società non ha ancora l'accortezza di dominare rendono spesso questi fallimenti inevitabili al presente, nulla obbliga la società ad infliggerli ella stessa. Parenti inconsiderati, inesperienza giovanile, difetto di occasione per isvelare la vocazione naturale, ed all'opposto una occasione sgraziata per ispingere ad una vocazione antipatica, condannano quantità d'uomini a passare la loro vita in occupazioni che eseguiscano male e con ripugnanza, mentre tante altre ve ne sono che avrebbero eseguite con gioia e con successo.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161

   





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