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      Pure bramava di allontanarsi da quell'uomo, il cui sguardo era sì freddo; che era sì terribilmente logico nelle sue delusioni; vicino al quale si sentiva tanto a disagio.
      Gli tese la mano.
      - A domani! disse.
      Vuotò il bicchiere, uscì di stanza e dalla casa e passò sulla via fredda, coperta di neve indurita, che scricchiolava sotto i suoi passi.
     
     
     
      II.
     
      - Vile! mormorò Giovanni Giunti quando l'amico fu uscito.
      Egli disprezzava tutti questi uomini dalle mezze misure, che non la sapevano rompere a pieno col passato, che non sapevano farla finita colla loro antica esistenza; e quanto maggiore era l'eroismo che essi mostravano nelle cose grandi, tanto maggiore era il suo disprezzo, se essi non sapevano sacrificare certe cose da nulla.
      La vigilia del Natale.
      La osservavano molti, molti, anche indifferenti, anche miscredenti. Le famiglie si radunavano per il cenone; accendevano l'albero del Natale; attendevano la mezzanotte, andavano forse in chiesa e passavano l'indomani in letizia: il pranzo di famiglia, forse la visita a qualche presepio; le campane suonavano, sostava il lavoro, le fabbriche erano chiuse, la gente girava per le vie colla letizia sul volto; dovunque entusiasmo, dovunque allegria, perchè era Natale, era Natale.
      Maledetto il Natale! Molti non ci pensavano alla nascita del Cristo; non intendevano di solennizzare una festa cristiana; ma pure festeggiavano il Natale, e davano così una speciale impronta a quella giornata; il forestiero che fosse arrivato in quel giorno nella città avrebbe detto: Il sentimento religioso deve essere ancora fortemente radicato in questo popolo, chè oggi tutti celebrano il Natale.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





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