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      Quali applausi! Degni di lui, del vero Apollo. Lo avevano incoronato cantore massimo; lo avevano adorato come una rivelazione celeste; eppoi l'orgia era continuata. Le più belle fanciulle si erano gettate tra le sue braccia. E Poppea Sabina......... Già... Con Tigellino!
      Un sorriso di scherno sfiorò le sue labbra. Con Tigellino! Godesse pure! Egli, l'immortale, fingeva di non vedere, di ignorare. Ma sarebbe venuto il suo giorno! Era venuto per Messalina, sua madre: sarebbe venuto anche per loro. Giove Nerone risparmiava i suoi fulmini; ma guai quando li lanciava! Guai a colui che ne veniva colpito!
      Quelle fanciulle, che si erano gettate, pazze di amore, al suo petto! Quanto lo amavano! Era impossibile vederlo e non amarlo, e non gettarsi fra le sue braccia, implorando un amplesso come la maggiore tra le grazie, il più desiderato tra i doni; era impossibile vederlo, e non adorarlo.
      Ma egli sentiva una nausea di questi facili amori, che gli venivano offerti, imposti, che non gli costavano nessuna lotta; e le schiere dei nobili, dei patrizi, dei senatori, che strisciavano avanti a lui e l'omaggiavano, gli facevano schifo. Ricordò il detto di Caligola, il divino, che l'aveva preceduto: O, se tutto il popolo romano, avesse una sola testa! Qual voluttà, poterla spiccare dal busto!
      Ma poi ricordò. Una volta..... Non la poteva dimenticare quella fanciulla. Non era più bella delle altre, tutt'altro, ma era la prima che non gli si fosse offerta, che non avesse mendicato amore. Gli era venuto un vivo desiderio di possederla, una vera frenesia.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





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