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      Ma tuttora, che ci pensava, sentiva un desiderio infinito di lei, la sola degna di appartenere a lui. Ed egli l'aveva uccisa.
      Eppoi ricordò certi cristiani. Ne aveva giudicato due soli; i loro capi: due ebrei. Ma qual differenza tra loro e i senatori, e i patrizi? Quando uno di questi compariva al suo tribunale, si contorceva come un verme e supplicava grazia; nessuna dignità in loro. Quei due ebrei, invece..... Quanta maestà! Sembrava che si ritenessero pari a lui. Volevano ricordargli..... già, che egli non era un sovrano assoluto; che sopra di lui v'era un Dio; che doveva essere giusto e misericordioso, che doveva..... scioccaggini, scioccaggini!
      Avrebbe perdonato se si fossero piegati avanti a lui. Era questo che voleva da loro; che riconoscessero la sua autorità, che lo adorassero. Gli premeva piegare quei due capi superbi. Non è gioia vedere milioni di umili, di vili, strisciare ai propri piedi; la voluttà sta nel costringere un superbo a piegare il capo lui pure. Si erano rifiutati. Li aveva condannati a morte: l'uno alla croce e l'altro alla spada.
      Non rimpiangeva quelle condanne. Rimpiangere un morto; lui; Nerone? Mai! Eppure sarebbe stato meglio, molto meglio, se quei due uomini si fossero piegati. La loro adorazione gli avrebbe recato maggior gaudio che gli umili omaggi di Roma tutta. Piegare capi superbi, ecco la maggior voluttà. Peccato che questi capi non esistevano; che tutti si piegavano, senza attendere neppure la più piccola pressione, il menomo segno....
      Valeva la pena di vivere?


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





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