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      I suoi fratelli gli avevano detto: Ti ama. Non č povera. Ti porterā della terra, sufficiente per te, per lei, per i figli che avrete. Prendila in moglie. Vedi come langue di amore di te.
      Ma egli le volse sdegnoso il capo e partė in cerca della patria lontana, del paese dei suoi sospiri. Il sorriso si spense allora sulle labbra di Cecilia; eppoi essa pure sparve. Nessuno seppe dove si fosse recata. Alcuni dicevano, che essa era corsa dietro il fanciullo, senza del quale non poteva vivere; altri, che era andata a seppellire la sua giovinezza presso le donne vestite di bianco, che Scolastica aveva incominciato ad unire nell'amore allo sposo Gesų e nell'esercizio della caritā pių fiorita.
      Anche la sorella era passata a marito, ed egli era rimasto solo, il padrone di quel terreno; il capo di una famiglia discreta di pastori e di agricoltori, antichi schiavi, che non portavano di schiavi nč il nome nč gli oneri, Nessuno li aveva mai manomessi; vivevano su quella gleba, anche a loro cara, e formavano col padrone, una sola famiglia, uniti dagli stessi interessi, dallo stesso amore verso la bruna terra, verso le mandrie, verso i bovi pazienti, verso quanto c'era di bello, di pingue, di ricco in quella tenuta.
      Qualche giorno ancora, eppoi, a raccolto terminato, egli avrebbe condotto sulla sua casa la nuova padrona, che vi avrebbe portato l'allegria del suo sorriso, la robustezza del suo braccio, le proprie energie, qualche po' di terra, ed una pentola ricolma di monete di oro, perchč egli aveva cercato nella sua futura moglie, la donna sana, la quale gli avrebbe dato sanissimi figli, la lavoratrice assidua e anche qualche po' di terra e di oro.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





Cecilia Scolastica Gesų