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      E tra quegli edifizî si aggirano parecchi monaci, vestiti di bianco, provetti alcuni negli anni e quasi cadenti, altri ancora giovani e quasi fanciulli, ma tutti spiranti la stessa pace di paradiso.
      I goti ne sono colpiti. Chinano rispettosi il capo avanti a tanta pace e non osano venir meno alla parola data.
      L'abbate rompe i vasi sacri e dà loro quell'oro, quelle gemme. Lo fa senza alcun rimpianto, abbenchè quei vasi fossero la sua delizia. Ne era tanto fiero. Li aveva fatti fondere coi gioielli della sua defunta madre, lieto di poter offrire un calice, degno di ricever il sacrosanto sangue del Signore. Ma avrebbe dato non solo quei calici, ma tutto se stesso, la propria libertà, la propria vita, per riscattare anche uno solo di loro.
      I goti accettano l'oro e partono.
      I prigionieri vengono assistiti dai monaci e l'agricoltore comprende, che l'opera di san Benedetto e la grande salvezza della scienza, dell'arte, della libertà d'Italia; che quei santi monaci sono i custodi vigili del pensiero cattolico ed italiano; che sicurezza e libertà non havvi che all'ombra delle loro abbazie. Non sente voglia di ritornare alla sua terra devastata, ma decide di rimanere all'ombra dell'abbazia.
      Giura, nella Chiesa bianca, fede incrollabile alla sua sposa, che mai gli sembra così pura e così degna di amore come ora, che ha sofferto tant'onta; che vuole consolare, col suo maschio amore, per l'onta subita, ed incomincia a diradare una foresta abbandonata, a coltivare la fertile terra, a edificare un rustica casa; lieto di trovarsi anche là in Italia, perchè sa che là, dove si trova anche un solo italiano, vi è pure l'adorata madre Italia.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





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