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      Questi racconti girano di bocca in bocca, venivano arricchiti di sempre nuovi particolari, i quali lì rendevano sempre più crudeli, più sanguinari, più truci; e tutti ci prestavano fede. Egli poi li raccoglieva con avidità, li assaporava con una voluttà crudele; era lieto di udirli, e ci credeva, abbenchè certe volte la ragione gli suggerisse di non prestar fede a tutto, di fare una larga tara, di non generalizzare. C'erano tra gli spagnoli dei cattivi, certamente, ma ce n'erano anche dei buoni, dei santi. Ed i loro sovrani? Non si era ritirato Carlo I(10) in un convento, per passare gli ultimi anni della sua vita nella preghiera e nel ritiro, e Filippo II che allora viveva, non era forse un sovrano buono e pio, che conduceva una vita soprannaturale, cristiana? Ma l'odio che egli portava a quanto sapeva di spagnolo era troppo intenso, per fargli apprezzare il bene che si trovava presso quel popolo.
      Passarono i giorni, rapidamente; il castello va incontro alla sua ultimazione; i grandi carri portano un ricco mobiglio ad ammirare il quale si affollano i curiosi, e poi il castellano vi conduce la moglie, i figli e grande quantità di invitati, di amici; si fanno grandi feste, e le allegre brigate girano per il paese, battono le campagne, allestiscono grandi cacce, e, nell'inseguimento della lepre o della volpe, attraversano a spron battuto il seminato, senza fare alcun conto delle proteste dei contadini, i quali si vedono privati del frutto di lungo lavoro, vedono rovinati i loro campi e messo in forse il raccolto.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





Carlo I Filippo II