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      Ma se davvero è là presente, come va, che non ignori ciò che egli porta sul petto, e se lo sa, perchè non lo impedisce? Col far scoppiare la bomba in chiesa egli prova che Dio non esiste, oppure, se esiste, nulla sa e nulla può; neppure difendere i suoi fedeli, i suoi ministri, la sua chiesa, sè stesso.
      Questo pensiero dura un solo istante, chè poi la sua mente torna ad occuparsi dei suoi sogni. Cerca di distrarsi di nuovo. Come mai gli sono venuti quei sogni? V'è chi sostiene che il sogno è causato da qualche grande sensazione del giorno innanzi, oppure dallo stato fisico dell'individuo; ma egli non aveva mai pensato alle benemerenze della Chiesa, nelle quali non credeva, ed era da anni, che non pensava nè a Cartagine nè a Nerone o a Napoleone, a Filippo II, alla storia d'Italia, e fisicamente si sentiva così bene; digeriva bene; mangiava bene; beveva bene; non sentiva nessun malessere. Donde dunque quei sogni?
      Ma più, assai più dell'origine dei sogni, lo interessava il loro contenuto; cercava di smentirlo; di convincersi, che quelle erano le pazze fantasie di una mente esaltata; ma non riusciva.
      Non volle occuparsi più a lungo di quei sogni; ne temeva l'influenza. Chiuse la corrente elettrica; la stanza venne inondata di luce; balzò dal letto abbenchè facesse freddo, perchè non aveva la stufa ed il fuoco del caminetto, la sua specialità, era spento da ore, e si gettò nei suoi panni. Ma mentre si vestiva lo perseguitava il ricordo dei suoi sogni. Voleva smentirli. Diceva a sè stesso: Non sono veri!


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





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