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      Non era neppur detto che dovevano venir lanciate. La direzione del partito, forte a parole e vile a fatti, aveva anzi deciso che non dovevano venir lanciate, che il loro getto avrebbe danneggiato la causa piuttosto di favorirla. Voleva dire a Narciso Rossi:
      - Ti tengo legato alla tua promessa, ma oggi non è ancora venuto il giorno opportuno. È meglio attendere alquanto e fare i preparativi con maggior calma. Le lancieremo più tardi, in un giorno di maggior concorso, di gran folla, dopo di aver combinato le cose in modo da poter fuggire.
      L'amico avrebbe accettato con voluttà la proposta, ed intanto egli avrebbe potuto riflettere; sciogliere le potenti obiezioni, causate dai terribili sogni; cercare prove per dimostrare, che la Chiesa è il maggior nemico dell'umanità
      Avrebbe continuato a vivere, per qualche giorno ancora. La vita non è spiacevole neppur per un anarchico. L'attuale società è la peggiore che immaginar si possa eppure non la si abbandona volentieri.
      Ma un evento venne a turbare i suoi calcoli.
      Erano le nove, quando bussarono.
      - Chi può essere? - esclamò. La visita gli veniva importuna. Non poteva essere Marcello. Questi sapeva che c'era il campanello elettrico; non la domestica la quale aveva le chiavi dell'abitazione, per poter venire quando le sarebbe parso bene. Una visita la mattina di Natale; in quella mattina così brutta, così piena di vento, di neve, alle nove?
      Andò all'uscio e lo aperse. Gli si presentò la faccia rossa di un fattorino, dal grosso naso a peperone, che brillava di una luce rossastra, intensa, e dall'alito, che puzzava di alcool.


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I sogni dell'anarchico
di Ugo Mioni
Libreria Artiginelli Milano
1922 pagine 134

   





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