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      Quest’alma a Dio sol cede, e a lui ritorna,
      Benché nel velo uman s’avolga, e stia;
      E sprezza il mondo, e sua perfidia ria,
      Che le semplici menti inganna, e scorna.
      Bellezza, gioventù, piaceri, e pompe,
      Nulla stimo, se non ch’a i pensier puri,
      Son trofeo, per mia voglia, e non per sorte.
      Così negli anni verdi, e nei maturi,
      Poiché fallacia d’uom non m’interrompe,
      Fama e gloria n’attendo in vita, e in morte.
     
      Piacque infinitamente alle saggie donne il bel sonetto recitato loro dalla generosa donzella sì per l’invenzion, che a tutte loro era grata, come per la facilità e dignità dello stile; e ne la commendarono assai; e fu tanto l’applauso che tutte poi ne volsero aver la copia, ma sopra tutte piacque a Verginia, la qual pregò tanto Corinna, che fu contenta di cantarlo in arpicordo; il che fu a tutte di grandissima satisfazione; e dopo questo ve ne cantarono degli altri. In tanto avvedutesi che ’l sole si era alquanto nascoso dietro alcuni nuvoletti, si accordarono tutte di scendere nel bel giardino, desiderose di goderlo un pezzo; e così presesi per mano e discese le scale, vi s’avviarono allegramente. Quivi entrate che furono, non si potrebbe esprimere con lingua quanto parve loro vaghissimo e delizioso; percioché lì erano per ordine alcuni verdissimi arboscelli con forme varie distinti, altri in piramide, altri in forma di fungo, di melone e di altra varia sorte, con spalliere attorno e intramezato di rasi e ben intessuti lauri, castagni, bossi e meligranati, che una foglia non era più alta dell’altra.


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





Dio Verginia Corinna