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      Lassa, che in mezzo a le nimiche squadre,
      Veggio il mio sposo, il genitor, e ’l figlio,
      E l’un d’essi o ’l marito, o ’l figlio, o ’l padre,
      Posso ad eletta mia trar di periglio.
      Deh, sarò miglior sposa? o figlia? o madre?
      Chi porge a l’alto mio dubbio consiglio?
      Qual am’io più, che più prezzar debb’io,
      O ’l natal, o le nozze, o ’l parto mio?
     
      Stettero tutte le donne attentissime, mentre Corinna recitò la sopradetta stanza, ascoltandola con molto lor gusto, e satisfazione; nel fin della quale, dopo le molte lodi, che le furono date, alcune dissero che la tal donna dovrebbe più tosto salvar il marito dal soprastante pericolo, per esser una carne istessa con lei, altre erano di parere che ella risparmiasse la vita al padre, poiché da quello aveva ricevuto la vita. Ma Corinna disse:
      «Udite di grazia il parer de chi le ha fatto risposta con quest’altra bellissima stanza, poi dite il parer vostro». E così aggiunse:
     
      Salva da le crudel nimiche squadre,
      Se sei pietosa madre, il caro figlio,
      Che dando vita al sposo, o al vecchio padre,
      La stessa vita tua poni in periglio.
      È naturale amor quel de la madre,
      Verso il padre è pietà, l’altro è consiglio;
      Quanto pietà, e consiglio avanza Amore,
      Tanto il parto, le nozze, e ’l genitore.
     
      Non si potrebbe con lingua esprimere quanto satisfece alle donne questa graziosa risposta e se la prima stanza era lor piacciuta, questa mille volte più commendarono; e perché la Regina e tutte dicean credere che ella le avesse ambedue composte, per esser solita sempre di spiegar loro qualche suo nuovo concetto, e poi dire che era cosa de altri, ella convenne giurar loro che la risposta era d’un gentilissimo spirito, dalla cui molta virtù ella col suo ingegno era molto lontana, e che Dio volesse, che ella potesse arrivar alla millesima parte del suo valor e sapienza.


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
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