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      E se ancor questo, che avrà queste qualità singolari, v’ingannerà poi con finger d’amarvi ed alla fine trovando voi il contrario, ridetevene di grazia, perché poco può danneggiarvi ed egli nulla acquistare».
      «Allora - disse la Regina - se tutti quelli, che fanno professione d’innamorati fussero di questa sorte, amando essi veracemente, saria troppo soave cosa l’amore, perché contentandosi gli amanti di poco e le amate contentandosi di dar loro quel poco, saria tra loro una concordia ed una pace troppo dolce e troppo cara; non si sentirebbono tanti lamenti de gli uomini, che vogliono quello che non devono avere, né delle donne, che danno a pegno quello che non possono più riavere».
      «E che cosa - disse Lucrezia - intendete voi che debba esser questo poco, di che gli amanti dovriano contentarsi?».
      «Che la donna - seguì la Regina - non avesse a male di esser amata con sincerità ed onestà».
      «Uno scrittore - aggiunse Cornelia - ha notato in questo proposito che l’amore fin ai sospiri è gentil cosa, quasi che voglia dire esser lecito a donna amata sospirar de’ travagli, che veggia patir al suo amante per lei, e che l’amante abbia di ciò a rimaner satisfatto».
      «Il poeta - disse Corinna - lasciò scritto:
     
      Certo il fin de’ miei pianti,
      Che non altronde il cor doglioso chiama,
      Vien da begli occhi al fin dolce tremanti,
      Ultima speme de’ cortesi amanti».
     
      «Or - seguì la Regina - se ciò fusse, comunque si voglia, l’amor saria se non padre di virtù, maestro di buoni costumi, inventor di allegrezze e donator di tutte le grazie».


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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